BOCCONI DI STORIA: La fine della «volpe del deserto»

Il generale Erwin Rommel aveva 49 anni quando nel maggio del 1940 diveniva famoso come comandante della Settima Divisione corazzata durante l’avanzata in Francia. Due anni dopo Hitler lo nominava feldmaresciallo quando il suo Afrikakorps si stabiliva con le forze italiane a poco più di 100 chilometri da Alessandria. La sua astuzia e la sua capacità d’improvvisazione gli valsero il soprannome di «volpe del deserto», un appellativo molto azzeccato: possiamo raccontare di come un giorno il generale stesse per dare l’ordine di attaccare, ma gli fu riferito che erano disponibili soltanto 6 carri armati. «Allora, attaccate con la polvere!». Pochi minuti dopo tutti gli automezzi si muovevano in circolo per alzare un’immensa nuvola di polvere nella quale poi i carri armati si buttarono avanti allo sbaraglio, facendo ritirare gli inglesi, convinti di essere attaccati da un’intera divisione corazzata. Rommel possedeva una qualità che può essere chiamata sex-appeal militare; per i suoi uomini era il dio della guerra: «statemi vicino non c’è pericolo, a me non accade mai nulla». Ma qualcosa capitò anche a lui.

Prima della resa in Tunisia nel maggio 1943, Hitler aveva ordinato a Rommel di tornare in Germania per fare parte del suo entourage, anche se non era membro del Partito nazista. Erwin inorridiva per ciò che i nazisti facevano in nome del popolo tedesco, ma quello che maggiormente lo affliggeva era il rendersi conto che Hitler avrebbe trascinato tutta la Germania nell’abisso piuttosto di cadere. Prevedeva, inoltre, che un’invasione alleata di grandi dimensioni non sarebbe potuta essere respinta con le esigue dotazioni di materiale e di truppe a sua disposizione.

Nell’aprile 1944 conferiva con il governatore militare della Francia Carl Heinrich von Stülpnagel sui modi per porre fine alla guerra e rovesciare il regime nazista. Rommel voleva offrire un armistizio a Eisenhower e a Montgomery all’insaputa di Hitler e proponeva di fare catturare il dittatore da unità fidate di carristi e di scortarlo dinanzi a un tribunale tedesco. Il 15 luglio Rommel inviava un ultimatum a Hitler in cui esigeva l’apertura immediata di negoziati per un armistizio. Il 19 luglio l’auto di Rommel veniva attaccata da due aeroplani con distintivi britannici (il generale riportava una frattura al cranio, due alla tempia, una allo zigomo, una lesione all’occhio sinistro e una commozione cerebrale). Strano a dirsi, negli archivi della R.A.F. non esiste alcun rapporto; fu forse questa la risposta di Hitler?

Il 20 luglio l’«Operazione Valchiria», complotto dei capi militari antinazisti per assassinare il Führer, falliva e tutti i cospiratori catturati pagavano con la morte. Il 14 ottobre il generale Burgdorf veniva inviato da Hitler per discutere con il feldmaresciallo la sua designazione a un nuovo comando. A mezzogiorno Burgdorf e il generale Maisel giungevano alla villa di Rommel a Herrlingen. In seguito al solito scambio di convenevoli la signora Rommel e il figlio Manfred si ritiravano. Poco dopo le tredici Erwin saliva in salotto dalla moglie dicendo: «Fra un quarto d’ora sarò morto». La testimonianza di von Stülpnagel (ottenuta attraverso la tortura) non aveva lasciato dubbi circa la partecipazione di Rommel al complotto del 20 luglio. Hitler offriva una morte per avvelenamento con successivo trattamento di pensione alla famiglia, o un processo dinanzi a un tribunale popolare con rappresaglie anche contro la moglie e il figlio del feldmaresciallo.

Ma come mai nessuno dei suoi afferrò una pistola e fece fuoco sui generali? Sarebbe forse bastato per salvare Rommel, o almeno avrebbe impedito l’insabbiamento dell’assassinio. Ma, a quanto sembra, i Tedeschi di tutti i ceti erano talmente paralizzati dal terrore del regime che un gesto del genere non poteva nemmeno essere considerato. Dunque, alle ore 13.25 i generali Burgdorf e Maisel consegnavano Rommel, già cadavere, all’ospedale di Ulma. Quello che accadde durante il viaggio rimarrà forse mistero per sempre: Burgdorf morirà insieme a Hitler nei sotterranei della Cancelleria del Reich; Maisel e l’autista sostengono di aver ricevuto ordine di abbandonare per un momento l’automobile e che al loro ritorno Rommel era in fin di vita.

I funerali ebbero luogo il 18 ottobre; il feldmaresciallo von Rundstedt pronunciò il discorso in sostituzione di Hitler. Lo spasimo indicibile che aveva in cuore la signora Rommel minacciava di prorompere attraverso la maschera convenzionale che s’era imposta. D’altronde, soltanto pochi dei presenti sapevano d’assistere all’ultima fase d’un assassinio.

Riferimenti

AA.VV., 1960. Storie segrete dell’ultima guerra. III a cura di Milano: Selezione Reader’s Digest.

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