Social media: la loro influenza nel mondo della finanza

I social sono un mezzo di comunicazione potente, non v’è dubbio. Più di giornali, radio e televisione, ormai fanno parte della vita di ognuno di noi. Non deve quindi essere una sorpresa se questi stessi strumenti vengono usati e abusati in molti aspetti della vita e, parlando di economia, per smuovere i mercati, a volte anche involontariamente.

C’è cascato di nuovo, Elon Musk, quando nel corso della settimana passata ha modificato la descrizione del proprio profilo Twitter: #BITCOIN. Nient’altro. In seguito, un tweet enigmatico: “In retrospect, it was inevitable” (“Ripensandoci, era inevitabile”). Poco dopo si è registrata una notevole impennata nel prezzo di Bitcoin, da circa € 27.000 a € 31.500. Musk, fervente utilizzatore di Twitter, non è nuovo a manipolazioni di mercato tramite i social, dovute anche semplicemente alla propria popolarità su questi ultimi. Il suo enorme pubblico è pronto a reagire immediatamente a tutto ciò che egli ha da dire. In passato il fondatore SpaceX si era già “macchiato” di un atto simile quando, sempre attraverso un tweet, aveva annunciato di essere pronto a far diventare Tesla un’azienda privata tramite un’operazione di buyback di azioni presenti sul mercato: ciò fece crescere considerevolmente il valore dell’azienda. In seguito, data la sua posizione di CEO della stessa azienda e le restrizioni a cui le imprese pubbliche sono sottoposte, Musk è stato denunciato dalla SEC (Securities and Exchange Commission), denuncia alla quale è seguito uno scontro legale che ha visto Musk uscirne perdente, costretto a rinunciare al proprio ruolo di CEO.

Tornando all’attualità e alla situazione di #BITCOIN, l’attuale uomo più ricco del mondo non ha confermato, al momento del tweet, a che cosa si riferisse. Solo qualche giorno più tardi, durante la sua partecipazione a un podcast tenutosi sull’emergente piattaforma Clubhouse, il patron di Tesla ha confermato che da tempo gli era stato consigliato di entrare nel mondo delle criptovalute, mondo che precedentemente aveva preso alla leggera e scherzosamente, aiutando a generare e perpetrare il meme della Dogecoin. Anche per questa sua precedente avversione al mondo delle valute digitali, inizialmente molti si sono chiesti se questo suo gesto fosse solo un altro scherzo. Così non era. Nel podcast sopracitato, Musk ha confermato di essere ora un fautore di Bitcoin, ma al momento questa conferma sembra non aver ancora sortito alcun effetto di riguardo sul mercato.

Nei giorni scorsi è però stato un altro il caso mediatico che ha avuto più risonanza: il caso di GME. Nel 2019 alcuni hedge funds ritenevano che il prezzo delle azioni di Gamestop (GME in borsa), una compagnia di vendita al dettaglio di videogiochi e affini dalle future prospettive non proprio rosee, sarebbe diminuito. Hanno dunque dato il via a una cascata di short selling (si affida al lettore l’approfondimento su questo tipo di operazione finanziaria), arrivando addirittura a “shortare” un numero di azioni superiori a quello esistente (per spiegare il meccanismo per cui questo sia possibile non basterebbe un articolo). La mossa di questi giganteschi gruppi d’investimento stava andando a buon fine: il prezzo andava calando costantemente. Ma qualcuno non era d’accordo. Nell’estate 2019, un utente di Reddit, social network che vanta 330 milioni di utenti mensili, più specificatamente un utente della community r/wallstreetbets, acquista $ 50.000 in opzioni d’acquisto sulle azioni di Gamestop, con data di esercizio il 15 gennaio 2021. Mentre molti credevano che il prezzo non sarebbe potuto crescere, Bill Murry, famoso investitore che, tra le altre cose, aveva predetto la bolla immobiliare della crisi 2007-2009, riteneva al contrario che ci fosse spazio di crescita: l’investimento in GME del suo fondo aveva portato molti altri a ritenere la sua previsione affidabile e, di conseguenza, il prezzo ne aveva giovato. L’utente sopracitato ha continuato a investire in opzioni, tenendo sempre aggiornata la community di Reddit e trovando ogni giorno nuovi interessati a investire a loro volta, portando il prezzo a crescere ulteriormente. Tralasciando alcuni dettagli meno importanti, arriviamo agli avvenimenti recenti. I fondi che avevano dato il via allo short selling si sono per tutto questo tempo trovati intrappolati in uno short squeeze, ovvero una situazione nella quale, per limitare le proprie perdite, i fondi stessi si sono trovati costretti a comprare le azioni che stavano “vendendo”, facendo crescere ancor più il loro prezzo: ciò porta altri a comprare e si crea un spirale ascendente che non da tregua a chi ha “shortato”.

Emblematico è il caso di Melvin Capital, fondo colpito così gravemente che si è reso necessario il suo bailout per mezzo di altri due hedge funds, Citadel e Point72, permettendo a Melvin di acquisire abbastanza azioni di Gamestop da chiudere le proprie posizioni short. Da allora il prezzo delle azioni GME è andato alle stelle. Gli utenti della community r/wallstreetbets sono stati accusati da molti di manipolazioni di mercato, ma altrettanti sono gli investitori che hanno sostenuto questa odissea, ritenendo che questi retards, come amano chiamarsi gli utenti stessi in una sorta di rievocazione della Wall Street che fu, abbiano semplicemente colto un’opportunità di mercato.

Durante la corsa all’acquisto a cui hanno partecipato molti investitori convinti del potenziale del potenziale guadagno da GME, ha fatto scalpore la notizia che Robinhood, uno scambio centralizzato la cui “mission” esprime chiaramente la volontà di offrire anche all’investitore più piccolo le stesse opportunità dei grandi fondi, abbia temporaneamente sospeso le transazioni riguardanti le azioni di Gamestop. Si trova ora sotto accusa di molti, una parte dei quali crede che la mossa sia stata sovvenzionata dagli stessi hedge funds coinvolti nello short selling per limitare le proprie perdite.

Il prossimo obiettivo di questi gruppi organizzati tramite i social sembra essere l’argento, come affermato dall’investitore cinese Justin Sun. Quale sarà l’effetto sui mercato? Una cosa è certa: i social saranno sempre più adoperati per coordinare le azioni dei “pesci piccoli”, che uniti possono sconfiggere le balene di Wall Street.

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