Next Gen? I Big Three dicono non ancora

Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas, Daniil Medvedev, Nick Kyrgios, Denis Shapovalov, Matteo Berrettini, Felix Auger-Aliassime, Jannik Sinner, Karen Chačanov. Questi sono solo alcuni nomi dei rappresentanti della cosiddetta “Next Gen” che sta cercando di imporsi nel mondo tennistico negli ultimi anni, contrapponendosi così all’egemonia imposta dai “Big Three“, ovvero Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic.

Tentativo che, fino a questo momento, ha dato risultati piuttosto deludenti. Se nel tennis femminile stiamo osservando un ricambio generazionale, con Serena Williams che fatica a ottenere il suo slam numero 24 in carriera a causa delle giovani emergenti (Naomi Osaka su tutte), nel maschile la situazione è totalmente differente. I tre fenomeni che hanno dominato la scena negli ultimi 15 anni non sembrano intenzionati a cedere il passo alla nuova generazione, alla quale anzi lasciano soltanto le briciole. Questi baldi giovani rampanti sono costretti ad accontentarsi di qualche successo nei tornei “ATP 500” e “ATP 250” oppure, nella migliore delle ipotesi, delle “ATP Finals“, che disputandsi al termine della stagione permettono loro di mettere in campo la maggior energia rimasta in corpo dopo una logorante annata a livello fisico.

Nei quattro slam – Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open – invece non c’è storia. I Big Three dominano in lungo e in largo, portandosi a casa successi su successi. Per rendere meglio il concetto, dal 2003 ad oggi, su 70 finali slam disputate, in 64 occasioni era presente almeno uno di questi tre giocatori. Nadal e Federer sono arrivati a quota 20 titoli slam, mentre Djokovic è salito a quota 18 e punta prepotentemente a raggiungere i due colleghi. L’Australian Open è ormai diventato il torneo del serbo, che con la vittoria di pochi giorni fa è arrivato a quota 9 titoli nel primo slam della stagione. La terra rossa del Roland Garros è proprietà privata di Rafa Nadal, che ha vinto per ben 13 volte a Parigi e domina incontrastato. Wimbledon è da sempre invece il giardino del re, Roger Federer, trionfatore in 8 occasioni tra il 2003 e il 2017. L’ultimo slam dell’anno, lo US Open è stato spesso conteso dai tre, che se lo sono diviso equamente nel corso delle carriere. Durante questi ultimi 10/15 anni, solo un giocatore è riuscito ad avvicinarsi al livello dei Big Three e a guadagnarsi il diritto di sedersi al tavolo con loro, tanto da far cambiare il titolo in “Fab Four“, e il suo nome è Andy Murray. Lo scozzese è riuscito a vincere 3 slam in carriera (due volte Wimbledon e una lo US Open) e se non avesse subito un grave infortunio all’anca avrebbe potuto aumentare il proprio bottino, continuando a dare spettacolo al fianco degli altri tre.

Proprio lo stesso Murray, che sta provando faticosamente a rientrare nel tour dopo l’intervento, in seguito alla vittoria di Djokovic a Melbourne ha dichiarato che la “Next Gen” è ancora lontana dal livello dei Big Three e che la differenza è davvero importante. Inoltre, questi giovani emergenti si trovano a dover fronteggiare un ulteriore rivale, che si pone a livello anagrafico giusto a metà tra loro e i tre “vecchietti”, ovvero Dominic Thiem. L’austriaco, classe 1993, dopo anni di sconfitte cocenti in finale, soprattutto a Parigi contro Nadal, è riuscito lo scorso settembre ad ottenere il suo primo successo slam, aggiudicandosi lo US Open, battendo in finale, in rimonta sotto 2 set a 0, proprio un esponente della Next Gen, Sascha Zverev. Quest’ultimo rispecchia perfettamente tutte le difficoltà della nuova generazione di tennisti. Una generazione che spesso si dimostra competitiva nei tornei di breve durata, ma che negli slam non riesce a mantenere la costanza necessaria per affrontare le due settimane di torneo e spesso risulta protagonista di tonfi clamorosi. Zverev per anni non è riuscito ad accedere alla seconda settimana, Tsitsipas, così come Shapovalov, è stato spesso sconfitto da avversari poco conosciuti nei primissimi turni, Kyrgios in più occasioni ha ceduto mentalmente, mentre altri giocatori dopo un ottimo torneo sono crollati, non riuscendo a dar continuità al risultato ottenuto. L’unico che negli anni ha dimostrato una certa maturazione è Daniil Medvedev, il quale è riuscito a giocare, pur perdendo, due finali slam: nel 2019 allo US Open contro Nadal e lo scorso 21 febbraio contro Djokovic all‘Australian Open.

Insomma, se già è difficile competere contro i Big Three, queste ulteriori complicazioni che i giovani si creano da soli non facilitano il compito. Vedremo se nel proseguo di questa stagione il copione cambierà o se Nadal, Federer e Djokovic continueranno a dominare nei tornei del grande slam, rimandando così l’appuntamento con l’affermazione di questi giovani. Next Gen? Not yet.

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