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L’appuntamento tra “Il Cambio” e il calcio, oggi, ha luogo in Inghilterra. Incontriamo quello che, secondo molti appassionati, è il campionato più affascinante del globo: la Championship. Perché, dunque, la “Sky Bet Championship” è uno dei tornei per club più ammirati al mondo? Perché l’attrattiva della Serie B inglese non lascia indifferenti i tifosi calcistici? Come mai gli sponsor e le emittenti televisive sono disposte a sborsare centinaia di milioni di sterline per accaparrarsene i diritti?
Sicuramente, per rispondere a tali quesiti, dobbiamo partire dal formato della competizione. Le squadre che partecipano alla Championship sono 24, ben più di quante ci si aspetterebbe se dovessimo valutare il rapporto tra il numero delle compagini e il livello del gioco. Basti pensare che, nella nostra Serie A, vi sono 20 club e almeno tre di questi non sono al livello degli altri. Il secondo aspetto intrigante è quello relativo alla data di fondazione della manifestazione: il 1892. Il gioco del calcio, infatti, fu istituzionalizzato solo 29 anni prima e la Serie B inglese risulta essere una delle competizioni più antiche della storia. Durante gli anni, le denominazioni sono cambiate ma la sostanza è rimasta invariata. Addirittura, oggi, questo torneo rappresenta il massimo livello della Football League (poiché la Premier League, la “Serie A”, fa parte di una diversa associazione).

L’ultimo elemento che avvicina gli appassionati a questo campionato è quello relativo alla promozione delle varie squadre: chi riesce a sbaragliare la concorrenza delle altre compagini raggiungendo il primo o il secondo posto, oppure passando dai play-off, ottiene il diritto di partecipare al campionato più “ricco” del mondo, la Premier League.
Il campionato delle sorprese e dei bomber
Come già anticipato in precedenza, le società ai nastri di partenza sono ben 24. Tra queste i vari bookmaker cercano in ogni modo di stilare un’ipotetica classifica finale. Purtroppo, o per fortuna, però, quello che la Championship ci ha insegnato è che fare calcoli è qualcosa di sbagliatissimo. Nonostante alcune squadre partano con i favori del pronostico, la stagione è infinita (46 le gare di campionato, da sommarsi agli impegni di Coppa nazionale) e le difficoltà sono sempre dietro l’angolo. Le compagini che retrocedono dalla Premier League ne sanno qualcosa: queste infatti, pur credendo di avere un livello più elevato rispetto alle altre, immancabilmente si trovano in affanno. Non è inusuale assistere al tracollo di alcune di queste formazioni (vedi l’Hull City un paio di stagioni fa). Delle tre retrocesse, quest’anno, solo il Norwich ha staccato le concorrenti: Bournemouth e Watford stanno faticando per tornare in Serie A.
L’ulteriore bellezza della Championship è legata indissolubilmente agli attaccanti che la popolano e che la rendono una vera e propria palestra di vita. I casi più eclatanti sono quelli di Jamie Vardy, Ricky Lambert e Billy Sharp. Il primo, partito dal Fleetwood Town e acquistato dal Leicester, dopo aver combattuto per due stagioni in Championship, prima ha raggiunto la Premier League a 27 anni, e poi ha vinto il campionato, guadagnandosi l’accesso in Champions League e la convocazione per il mondiale in Russia. Gli altri due ragazzi, partiti dal nulla, hanno fatto le fortune del proprio club in Serie B, facendo segnare record di gol nelle categorie della Football League. Lambert, addirittura, con il suo Southampton è riuscito a compiere il famoso “doppio salto”: dalla League One (Serie C), alla Premier League. Sharp, invece, a 33 anni, è diventato il bomber più prolifico delle serie minori nel 21° secolo, con 227 realizzazioni.

Ecco dunque spiegato perché la Championship è vista come la competizione più affascinante del mondo: qui ognuno può avere una seconda possibilità, ogni calciatore può sognare di vivere la propria seconda giovinezza e di sfondare nel calcio d’elite.
Quanti soldi girano in Championship? Questo campionato è paragonabile alla nostra Serie B?
Secondo un report della UEFA, nel 2018 la Championship inglese è il terzo campionato al mondo per numero di tifosi, dietro alla Premier League e alla Bundesliga. Le motivazioni sono varie, affascinanti e, per certi versi, anche romantiche: la prima riguarda gli stadi. Ogni club inglese, dal più piccolo al più importante, ha un proprio impianto di proprietà e non è costretto a condividerlo con nessuno. Per i tifosi, questo è visto come un gesto d’amore che la società dedica ai propri tifosi. Entrare a Loftus Road, a Hillsborough o a Vicarage Road, per i fan del QPR, dello Sheffield Wednesday e del Watford, è un’esperienza unica e irripetibile. Questa sembra una questione solamente “sentimentale”, eppure avere una propria riconoscibile dimora aiuta anche i magnati che hanno intenzione di investire in questo importante business. Dall’estero, infatti, sono infinite le società che decidono di diventare azioniste di un particolare club. In Championship sono 13 le proprietà con differente nazionalità. Questo genera un’ingente entrata di denaro e una voglia incredibile di ottenere grandiosi risultati, aspetto che innalza grandemente il livello della competizione.

Per tradurre in numeri quelle che possono sembrare solo parole ben formulate, è stato condotto uno studio relativo alla stagione 2019-20. Il valore dei giocatori che militavano in questo campionato raggiungeva la quota di 1,13 miliardi; la nostra Serie B, nello stesso periodo, non riusciva ad andare oltre i 309 milioni di euro. Se poi riflettiamo su quale possa essere la partita più ricca del mondo, tutti penseremmo a una finale di Champions League o del Mondiale. Invece, il match che possiede il più grande montepremi, è proprio la finale dei play-off della Championship. La gara tra Brentford e Fulham dello scorso anno, per esempio, ha messo in palio la cifra di 170 milioni di sterline (circa 188 milioni di euro).
L’ultimo aspetto da considerare, nel paragonare la seconda serie italiana e quella inglese, è quello relativo al coinvolgimento emotivo del popolo calcistico, del cuore pulsante di questo sport. In Serie B la media degli spettatori è di circa 5900 a partita. In Championship, invece, le tifoserie riempiono gli spalti e il dato si aggira attorno alle 18.700 unità, ben più del triplo.
La Championship è davvero il campionato più bello del mondo
Quest’ultimo non è solo un numero ma spiega perché vi sia un immenso divario tra la Serie B e la Championship, che non è casualmente inserita tra i 10 campionati con il più grande investimento da parte delle emittenti televisive. Il calcio è lo sport del popolo, delle emozioni forti e suggestive, della storia e dei ricordi, del passato glorioso e del futuro tutto da scrivere (e vivere).
I tifosi inglesi questo lo sanno bene e ogni volta che si recano allo stadio, il proprio stadio, sanno quanto sia nobile il passato de proprio club. Chi milita in Championship ha vinto già almeno un trofeo (che sia una FA Cup o una Coppa nazionale) e sogna di poter giocare, di nuovo, a Wembley, l’atto conclusivo di un’ulteriore manifestazione. In Italia, chiunque nasca in periferia o lontano dalle grandi metropoli sente di appartenere al club della provincia; in Inghilterra ognuno tifa per la squadra del proprio quartiere. Londra ospita un’infinità di società, ognuna con una propria storia da raccontare, ognuna con i propri colori sociali e il proprio impianto.
Entrare all’interno dello stadio e dirigersi alla partita, richiama alla mente del tifoso più attempato i gloriosi tempi nei quali la propria squadra si trovava agli apici del movimento calcistico inglese. In definitiva, la Championship è il campionato più bello del mondo perché è passionale e perché è lo specchio della società che la circonda. È proprio il tifo, infatti, la vera essenza di questo meraviglioso sport.
[…] aver parlato di Championship in uno degli ultimi appuntamenti sportivi del nostro giornale, oggi Il Cambio si vuole concentrare […]
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[…] senso avrebbero la Serie B o la Championship? Che senso avrebbe la Ligue-2? Mi spiego meglio: con quale obiettivo giocano queste compagini? La […]
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