Vincitori e vinti

Il 3 e 4 ottobre 2021 si sono tenute le elezioni amministrative in oltre 1192 comuni. Si tratta della prima tornata elettorale significativa dall’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Il Paese, in lenta ripresa dai danni della pandemia, ha mandato diversi messaggi attraverso le urne, e il primo e più significativo è la disaffezione alla politica. Infatti, l’affluenza alle cabine elettorali è crollata significativamente, secondo l’istituto Demopolis si è passati da un’affluenza del 56% nel 2016 al 48% di questo ottobre. Numeri che devono far riflettere le classi dirigenti di tutti i partiti. Dopo le necessarie preoccupazioni sulla partecipazione politica dell’elettorato è ora di parlare dei protagonisti della cosa pubblica.

Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, si è dichiarato assolutamente soddisfatto del risultato ottenuto dal suo partito; e non gli si può dar torto. In tutte le città il PD si è rivelato in crescita rispetto alle scorse amministrative e ha ottenuto risultati importanti a Milano, a Bologna e a Roma. Immagino che la soddisfazione fosse anche personale data la sua vittoria nelle elezioni suppletive a Siena con quasi il 50% dei voti che lo porterà a partecipare attivamente ai lavori in parlamento.

Matteo Salvini, segretario federale della Lega, invece, era di umore opposto. Sebbene i sindaci leghisti siano aumentati in valore assoluto, il crollo delle percentuali nelle grandi città della Lega è evidente. Un crollo causato da più aspetti, il principale e più insidioso per il leader della Lega è il travaso di voti verso il partito di Giorgia Meloni, il secondo è l’astensione degli elettori leghisti.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, esulta ma non troppo. Il suo partito è chiaramente in crescita e in barba ai servizi di Fanpage che rivelano onorevoli e militanti nostalgici, ottiene risultati importanti in tutte le città, in particolare a Roma. L’unico leader politico donna si sta veramente imponendo su tutto il centro destra come futuro leader della coalizione.

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, esulta a Napoli, dove il ministro dell’università del suo governo si è imposto al primo turno con una vittoria schiacciante, ma la situazione del suo partito non è ideale. Torino e Roma, due città importantissime per il panorama italiano hanno mostrato la debolezza del Movimento 5 stelle, con sconfitte schiaccianti senza neanche sfiorare il ballottaggio. I consensi e gli elettori del movimento fondato da Grillo sono letteralmente svaniti nel nulla e nella parte produttiva del paese sono inesistenti, il caso più lampante è il risultato a Milano, capitale finanziaria del Paese, dove il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un risultato peggiore del partito no-vax antieuropeo di Paragone.

Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, pur essendo praticamente inattivo nell’agone politico dimostra quanto la sua compagine politica sia fondamentale per il centrodestra. Nelle grandi città il suo partito è fondamentale per raggiungere i ballottaggi sia per i voti sia per i candidati espressi, dimostrando agli altri 2 giovani leader che ogni tanto la scelta di un candidato presentabile e moderato è più importante degli schiamazzi populisti.

Il risultato più clamoroso, e l’unico assoluto vincitore secondo me, è Carlo Calenda. Il leader di Azione, con una unica lista ha superato il sindaco uscente Virginia Raggi, ponendosi come terzo candidato (19,8%) per il Campidoglio. Oltre al risultato importante ottenuto a Roma, Calenda ha dimostrato all’intero panorama politico che una campagna elettorale degna di questo nome porta a dei risultati concreti. Non ritengo che la percentuale ottenuta rappresenti il suo elettorato effettivo a delle eventuali elezioni politiche, ma è chiaro che una parte moderata del Paese non è rappresentata in questo momento e sicuramente con l’avanzare dell’età del leader dell’unico partito liberale italiano nel breve periodo si aprirà uno spazio politico importante che deciderà la composizione del governo nella prossima legislatura.

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