Siamo nel pieno del semestre bianco, i 6 mesi in cui per legge al Presidente della Repubblica è negato il potere di sciogliere le Camere, i 6 mesi che anticipano l’elezione del prossimo Capo dello Stato.
Se nei momenti critici della crisi di governo scatenata all’inizio dell’anno non si riteneva certo il fatto che questa legislatura durasse fino a questo periodo, ora finalmente siamo arrivati al momento decisivo. L’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta un momento fondamentale sia per la sfera politica sia per il Paese, e di certezze nell’attuale parlamento non ne esistono. Tutti i partiti politici stanno affrontando periodi molto burrascosi. La Lega affronta per la prima volta nel periodo saliviniano delle divisioni nette al suo interno, poco caratteristiche per un partito granitico come quello che ha sede in Via Bellerio. Il Movimento 5 Stelle ha perso sia il suo elettorato sia la sua bussola politica, gli scontri interni e l’assenza di una visione politica stanno devastando il partito di Conte che deve guardarsi non solo dagli attacchi politici esterni. PD, Forza Italia e Fratelli d’Italia invece vivacchiano nei loro habitat senza eccessi né cadute, in attesa del momento più opportuno per ottenere altre posizioni nei palazzi romani.
Il parlamento è tra i più divisi e confusionari nel preludio che precede l’elezione del Presidente della Repubblica e questo rende la corsa al Quirinale assolutamente interessante per gli osservatori, ma meno rassicurante per il futuro del Paese.
Per evitare problemi politici, la soluzione più “semplice” potrebbe essere di rieleggere il presidente in carica Mattarella alla stregua di quanto successo con Giorgio Napolitano, e di posticipare l’ascesa di una nuova figura in attesa di momenti più sereni. Ma questa possibilità è già stata scartata dallo stesso Presidente in carica che non ha nessuna intenzione di proseguire il suo impegno come Capo dello Stato. Esclusa questa opzione più democristiana non ci resta che vedere cosa potrebbe succedere.
Il nome che circola di più è quello dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, figura non proprio apprezzata da molti italiani ma la possibilità che diventi lui il prossimo Presidente della Repubblica non è nulla. Le riflessioni che mi portano a dire che la sua elezione non sia impossibile passano da 2 aspetti fondamentali affinché una persona sia eletta Capo dello Stato: in primis deve avere la maggioranza assoluta in parlamento e in secundis deve avere un qualche rapporto con l’Unione Europea. I numeri in parlamento non sono molto incoraggianti ma contando un centrodestra unito e i delegati regionali, potrebbe puntare ad avere circa 400 voti sui 505 necessari. Dove potrebbe ottenere il centinaio di voti che lo porterebbero al Quirinale? Non si sa ancora, ma il Bel Paese ci ha insegnato a non stupirci di nulla e quindi vedremo al momento dello scrutinio.
Sebbene il nome di Silvio Berlusconi scateni discussioni e calcoli politici, molto probabilmente il prossimo Presidente della Repubblica non sarà il Cavaliere ma sarà una figura più… Conciliante.
L’altro grande candidato, dato per scontato Presidente della Repubblica se solo lui volesse, è Mario Draghi. L’attuale Presidente del Consiglio non ha ancora dichiarato nulla a riguardo e, conoscendo la sua accortezza politica, rimarrà in silenzio fino al momento in cui dovrà pronunciarsi. Non penso che se mai volesse puntare alla presidenza della Repubblica non riuscirebbe a ottenere i voti favorevoli (molti leader politici si sono dichiarati più che aperti a votarlo per rappresentare il Paese), ma la sua dipartita da Palazzo Chigi darebbe inizio a una delle peggiori situazioni politiche nella storia della Repubblica. In parlamento non c’è una maggioranza per governare il Paese, figuriamoci se è in grado di gestire i fondi del PNRR in arrivo dall’Unione Europea. Mario Draghi, che si meriterebbe di finire la sua onorata carriera come Presidente della Repubblica non può e non deve lasciare palazzo Chigi.
Le parti sembrano molto lontane, e molto probabilmente lo resteranno fino al giorno stesso dell’elezione del prossimo inquilino del Palazzo del Quirinale, l’unico desiderio che ha il sottoscritto è che il prossimo Presidente, chiunque esso sia, venga eletto con una maggioranza larghissima, con il consenso di parti anche lontane formalmente ma che siano in grado di unirsi per decidere il nome di chi condurrà il Paese per i prossimi 7 anni.