Come riformare il bonus edilizio

Tutti coloro che hanno dimestichezza con l’economia sanno che l’edilizia è uno dei volani della crescita economica e che contribuisce fortemente a ridurre il tasso di disoccupazione. Oltre a questo aspetto, il bonus edilizio 110% ha l’obiettivo di facilitare l’ottenimento della riduzione delle emissioni, grazie alla ristrutturazione di edifici con classi energetiche basse. La misura però non presenta solo aspetti positivi.

Basta ascoltare, ogni venerdì, il programma radiofonico di Radio24 “Focus economia” per notare che nella classifica degli sprechi rientrano con particolare frequenza le truffe legate ai bonus edilizi. Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha dichiarato che sui 38 miliardi stanziati le truffe ammonterebbero a più di 4,4 miliardi. A onor del vero, devo sottolineare che le truffe legate al Superbonus sono una piccola parte dei 4,4 miliardi. In ogni caso, un modo per ovviare al malcostume delle imprese di gonfiare le fatture potrebbe essere quello di ridurre l’entità del Superbonus stesso. Una proposta potrebbe essere di ridurlo all’80/90% per incentivare i proprietari degli immobili a non accettare delle fatture palesemente gonfiate. Con delle percentuali del genere, nonostante lo Stato restituisca quasi il totale della spesa sostenuta, anche il committente dei lavori è obbligato a sobbarcarsi una parte della spesa e perciò rifiutare una fattura troppo cara o finta (per lavori mai svolti).

Un’altra esternalità dovuta al Superbonus è la diseguaglianza che sta producendo. Come dimostrato in un articolo della “Voce”, la misura ha degli effetti distorsivi che vanno a premiare maggiormente i redditi alti a scapito di quelli medio-bassi. Per ridurre il malsano meccanismo che si è venuto a creare per il quale, grazie alla fiscalità generale, i lavoratori pagano le ristrutturazioni ai miliardari, si deve immediatamente intervenire mettendo un limite di reddito ai soggetti che possono accedere al bonus.

Un’altra proposta interessante potrebbe essere di delegare ai Comuni l’identificazione di determinate zone dove sarà possibile l’utilizzo del Superbonus. Ovviamente, a livello centrale, dovrà essere stabilito un limite massimo di estensione delle zone riqualificabili calcolato utilizzando il numero di abitanti e la superficie complessiva del Comune. Con questo sistema i Comuni sarebbero in grado di indirizzare le risorse pubbliche per la riqualificazione dei quartieri che più ne necessitano. Un’altra esternalità che si sta verificando è la spersonalizzazione estetica degli edifici. I centri storici delle città italiane si contraddistinguono per la varietà di colorazioni degli edifici che donano al visitatore una piacevole sensazione di calore. I rifacimenti delle facciate stanno togliendo parte di questa caratteristica in quanto il colore preponderante per la copertura dei cappotti è il tortora. Le sovraintendenze dovranno vigilare e prestare maggiore attenzione a questa deriva, mentre a livello legislativo si dovrà intervenire togliendo il vincolo di installazione dei pannelli solari nei centri storici. Togliendo questo vincolo antiquato si potrà veramente dare un senso ecologico alle ristrutturazioni in essere.

Come abbiamo visto i bonus edilizi presentano sicuramente esternalità positive, ma anche grandi esternalità negative. Il legislatore dovrà quindi farsi carico di introdurre maggiori vincoli che portino a disinnescare la bolla del settore industriale. Inoltre, è auspicabile che vengano rivisti alcuni vincoli in maniera da tutelare il patrimonio artistico delle nostre città e per incentivare una svolta autenticamente verde.

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