Per l’ennesima volta in stagione la Ferrari distrugge la gara di Leclerc e Binotto, anziché prendersi le proprie responsabilità, redarguisce il monegasco davanti a telecamere e fotografi.
“Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”. È citando la legge di Murphy che si può riassumere alla perfezione la gestione del GP di Gran Bretagna messa in atto dal muretto box Ferrari nei confronti di Charles Leclerc. Il pilota monegasco, per l’ennesima volta in questa stagione, è stato infatti affossato dal proprio team, che con una serie di pessime decisioni lo ha relegato ai piedi del podio dopo una gara virtualmente già vinta.
I mastodontici errori degli strateghi del Cavallino si susseguono fin dai primi giri in quel di Silverstone. Leclerc, nonostante una vettura danneggiata da un contatto al via con Pérez, gira più veloce rispetto al compagno di squadra Carlos Sainz (che partiva dalla pole) e chiede implicitamente più volte al muretto di lasciargli strada libera. In casa Ferrari però si temporeggia e per non far torto a nessuno dei due piloti viene deciso di fermare ai box Sainz concedendo aria pulita a Leclerc. Con questa mossa la risoluzione del problema viene però solo rimandata di qualche giro, perché dopo il proprio pit stop il monegasco si trova nuovamente più veloce alle spalle dello spagnolo. Ancora una volta gli ingegneri di pista della Ferrari tentennano sul da farsi, anziché salvaguardare la gara della propria prima guida. Solo dopo diversi giri viene dato l’ordine per il cambio di posizioni, con Leclerc che diventa leader del Gran Premio e allunga facilmente su Sainz.
A una quindicina di giri dalla fine sembra dunque tutto apparecchiato per il ritorno al successo del pilota numero 16, che tiene a distanza di sicurezza un rinato Lewis Hamilton. A rovinare i piani di festa dei ferraristi ci pensa però Esteban Ocon. Il pilota dell’Alpine è infatti costretto al ritiro e, parcheggiando la propria vettura sul rettilineo della vecchia partenza, provoca l’ingresso della safety car. In Ferrari, anziché fermare sia Leclerc che Sainz per montare gomme soft ed effettuare un doppio pit stop, decidono di richiamare ai box solo lo spagnolo, seguito a ruota da Hamilton e da tutti gli altri piloti. Il monegasco si trova così circondato da avversari con pneumatici molto più performanti e alla ripartenza viene superato da Sainz che si invola verso la prima vittoria in carriera. Leclerc, nonostante i tentativi di difesa, non può evitare i sorpassi di Pérez ed Hamilton, ritrovandosi così in quarta posizione.

La frustrazione di Charles al traguardo è evidente, causata dalla consapevolezza di aver gettato al vento un’occasione d’oro per recuperare punti preziosi nella classifica mondiale piloti, non avendo sfruttato a dovere il problema occorso alla Red Bull di Max Verstappen, che ha costretto il campione del mondo in carica ad accontentarsi del settimo posto.
A peggiorare la situazione in casa Cavallino ci ha pensato Mattia Binotto. Il team principal della Ferrari ha prima puntato il dito contro Leclerc appena sceso dalla macchina, e poi rilasciato una serie di dichiarazioni insensate a Sky Sport.
Anziché assumersi le proprie responsabilità per un muretto box inadeguato al nome, al marchio e alla storia della Ferrari, Binotto ha preferito imbastire una fantastica ‘supercazzola’ elogiando la vittoria del team e sminuendo l’errore che ha distrutto per l’ennesima volta la gara della propria prima guida. Per giustificare il mancato pit stop di Leclerc, Binotto ha dichiarato che non c’era il tempo tecnico per effettuare una doppia sosta (il che non è vero), che pensavano che le gomme soft avrebbero avuto vita breve e che – ancor più grave – l’idea del team era quella di utilizzare Sainz come scudiero di Leclerc, confermando di fatto come lo spagnolo abbia disobbedito agli ordini di scuderia pur di raggiungere il primo successo in carriera.
Il team principal della Ferrari ha dunque dimostrato nuovamente di non essere all’altezza del ruolo che ricopre. Non solo è stato il responsabile di due progetti tecnici disastrosi che hanno fatto crollare la Rossa nelle retrovie della griglia, ma si sta rivelando anche un pessimo caposquadra nell’anno in cui la macchina è competitiva. Binotto in 10 gare ha più volte confermato di non avere polso, di non essere in grado di definire gerarchie chiare tra i piloti, di non avere creato un muretto box competente e di non volere alzare l’asticella, dichiarando a più riprese che l’obiettivo di quest’anno è quello di tornare competitivi e non quello di lottare per il titolo mondiale, dimenticandosi di lavorare per Ferrari, ovvero la scuderia più vincente nella storia della Formula Uno.
All’ingegner Binotto è dunque il caso che qualcuno ricordi per quale scuderia lavora e che in meno di metà campionato ha già causato la perdita di 100 punti al proprio pilota di punta a causa di problemi tecnici e di una squadra di addetti alle strategie di gara incompetente. Altrimenti toccherà anche a lui fare la stessa fine dei suoi recenti predecessori.