Tripudio biancoblù: Samber84 – Padernese 2-1

Per il Samber questa non era una partita come tutte le altre. Il fatto che all’andata avesse perso di soli 2 gol di scarto dava l’impressione che quello di domenica fosse, a tutti gli effetti, l’ultimo treno per provare a fare un punto in questo campionato.

Questa domenica mattina Chiari si è svegliata pervasa da un magnifico sole primaverile, che è parso spargere per l’intera città un’aria frizzantina e, a tratti, magica. La cornice perfetta per qualcosa di eccezionale. E qualcosa di eccezionale, a tutti gli effetti, è accaduto.

Alle 10.45 si è, infatti, svolta la partita fra le franchigie Giovanissimi U15 del Samber 84, squadra del locale centro salesiano San Bernardino, e della Padernese. All’apparenza, forse una partita come tante altre. Anzi, meno interessante vista l’età dei giocatori, ma con un significato certamente speciale per chi vi ha preso parte e l’aveva attesa da tempo con enorme trepidazione.

Gli ospiti si presentavano con 8 punti e un penultimo posto conquistato meritatamente con delle prestazioni, specialmente nell’ultimo periodo, prettamente conservative (anche contro le migliori squadre del campionato). La situazione dei padroni di casa era, invece, di certo non altrettanto positiva: dalle 19 partite fino ad allora giocate non si era ancora riuscito a cavare nemmeno un pareggio, arrivando a concedere ben 164 gol, segnandone solamente 10. Le speranze della tifoseria biancoblù si erano ormai miseramente ridotte a sperare di non arrivare a una differenza di -200 (verso i -90 a Chiari si mormorava beffardamente “I 100 sono una certezza, i 150 sono il prossimo futuro, i 200 una triste evenienza”).

Si tenga, in ogni modo, presente che per il Samber questa non era una partita come tutte le altre. Il fatto che all’andata avesse perso di soli 2 gol di scarto (3-1) dava la speranza che quello di domenica fosse, a tutti gli effetti, l’ultimo treno per provare a fare un punto in questo campionato.

Non è, dunque, difficile immaginare come, dentro e fuori dal campo, la trepidazione per questa partita sia presto cresciuta. I mister Marziali e Marcazzan non hanno badato a spese (finanziarie, fisiche e psicologiche) nella preparazione della partita, pianificando al dettaglio la formazione e fornendo in settimana alla squadra un robusto allenamento in scivolate e spazzate a campanile. L’hype venutosi a creare intorno a questo match è stato tale che persino alti dignitari politici della vicina Brescia sono venuti a sedere sui rustici spalti di Via Palazzolo 1, nonché un reporter del vostro beneamato Cambio si è voluto recare sul posto per rendicontare autopticamente l’evento.

La partita ha dunque inizio all’orario prestabilito. All’undicesimo minuto di gioco, trascinati dalla festante tifoseria biancoblù, i ragazzi del Samber passano all’improvviso in vantaggio: la palla, recuperata dalla difesa viene passata a Vertua, il centravanti, che la scarica al compagno Beu, il quale a sua volta la ridà filtrante in profondità allo stesso Vertua, che con un magnifico scavetto va a spiazzare il portiere della Padernese fra il tripudio dei propri compagni e degli aficionados. Col passare dei minuti le cose non paiono, tuttavia, mettersi bene per i ragazzi di Chiari che, sempre più pressati dagli avversari, concedono un gol da calcio d’angolo a Pietrogiovanna, che parrebbe, per un breve lunghissimo istante, inclinare la partita verso l’indesiderato e solito esito.

Il primo tempo termina, comunque, sull’1-1, risultato che a molti pare essere troppo bello, nonché fragile, per essere vero, tanto che ci è giunta voce di taluni tifosi che hanno preferito abbandonare il campo all’intervallo e recarsi a direttamente a casa, pur di evitare di assistere alla sconfitta rovinosa che verisimilmente sarebbe seguita.

La partita riprende, nella flebile speranza che si riesca a mantenere il pareggio fino alle fine. Al minuto 36, tuttavia, accade l’impensabile: Vertua, ancora lui, galvanizzato dal primo gol stagionale si libera sulla sinistra, entra in area e, con un secondo scaltro scavetto, riporta il Samber in vantaggio con la tribuna che esplode di gioia e i compagni che corrono ad abbracciare, ancora una volta, l’eroe di giornata.

Si ritorna in campo e la determinazione di entrambe le squadre cresce, mentre gli animi cominciano piano piano a scaldarsi sulle panchine e in campo. Ben presto la fisicità straborda e iniziano a vedersi scontri che vanno ben oltre la liceità. Il cronometro ticchetta e la pressione sale, sia sul terreno di gioco, sia sulle panchine. Un muso a muso a seguito di un fallo presso l’area di rigore della Padernese, con annesso fallo di reazione, provoca l’indignata protesta e acceso dibattito di entrambe le panchine. Poco dopo, un contrasto da ultimo uomo, considerato fallo, causa ancora una volta le proteste di ambo le panchine. Negli ultimi minuti, mentre il Samber cerca in tutti i modi di far passare il cronometro, la Padernese porta i suoi ultimi pericolosissimi attacchi. Tiri che sfiorano i legni in ogni direzione, mischie dentro e fuori area, palle che si alzano alla “viva il parroco”, un’azione sì e l’altra no… nella confusione generale mister Marziali fa persino uscire un giocatore entrato in campo pochi attimi prima.

Alla fine, dopo un recupero che agli occhi dei clarensi pare incommensurabile, l’arbitro, fischia la fine.

La gioia esplode così in campo e sugli spalti, mentre le ultime schermaglie verbali vanno via via scemando fra i giocatori. La festa ormai è cominciata. Una folla festosa invade il campo e si stringe intorno alla squadra vittoriosa per la prima volta, che è andata temerariamente incontro al suo destino e ha avuto la meglio.

Mentre i primi caldi della stagione allietano i gioiosi gavettoni ai mister vincitori, la festa si protrae negli spogliatoi dove un’aria nuova spira insieme ai vapori delle docce. Intervistato, Vertua (il quale ha avuto l’onore di portarsi a casa il pallone della gara), oltre a esprimere il proprio compiacimento per la prima e tanto attesa vittoria, ha dichiarato che l’ottimo gioco espresso fin dall’inizio non gli mai fatto dubitare del risultato finale e che il grande segreto della vittoria e della tenuta della squadra è stata la grande coesione e unità fino a quel momento sviluppata.

E ciò è quello che crediamo anche noi, cari lettori, perché non c’è vittoria più dolce di quella forgiata nell’amarezza delle sconfitte da un gruppo che, nonostante tutto, non si è mai sfaldato, nemmeno di fronte alle infinite difficoltà vissute durante l’intera stagione. Non sappiamo se il Samber ci riserverà altre sorprese nel corso delle prossime partite, ma di certo, oltre che una di sport, questa squadra ci ha regalato una grande lezione di vita, ovvero che la speranza è veramente l’ultima a morire, basta aggrapparcisi con le unghie e le ultime forze e, soprattutto, come mister Marcazzan insegna, utilizzare la magica sequenza due cambi, un cambio, due cambi durante il recupero.

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